sabato, 26 Aprile 2025
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Siamo MITIci: storie senza tempo. Rubrica su mito e contemporaneità

Quinta puntata: "Il mito dell'amore e della passione"

Nuova rubrica del Tag.it in collaborazione con la docente di latino e greco Anna Cornacchia.

Nel racconto mitico, generalmente, la vicenda d’ amore è  finalizzata all’ appagamento dei sensi e ha per lo più come conseguenza il concepimento e la procreazione.

In questo senso, il più grande amatore è senza dubbio Zeus / Giove, i cui innumerevoli rapporti con de donne mortali(  Latona, Leda, Alcmena Semele ,Maia ecc.) determinano la nascita di altrettanti dei ed eroi. 

Si tratta di amori occasionali e momentanei, dettati unicamente dal desiderio e  pressoché privi di coinvolgimento emotivo, fatta salva l’ eventuale ritrosia dell’ amata: essi si dissolvono al termine dell’atto sessuale senza lasciare altra traccia, se non quella del seme destinato a germogliare in un dio o in un semidio.

Quando invece, comunque assai più raramente, l’ amore coinvolge la sfera dei sentimenti e si fa languore, passione o gelosia, allora è inevitabile, almeno in una delle due parti, la componente della sofferenza interiore, talvolta tanto esasperata da trasformarsi in tragedia. Molte volte l’amore è tradimento come nel caso di teseo e Arianna.

Ecco il mito: la città di Atene, sottomessa al dominio cretese, doveva ogni nove  anni pagare un tributo orrendo al re Minosse. Il racconto mitologico nasconde un dato storico preciso: la lotta per la talassocrazia.

Ci fu  infatti un momento in cui Creta impose il suo dominio sul mare Egeo, costringendo Atene a versarle tributi. La spedizione di Teseo rappresenta il tentativo di liberarsi da tale sottomissione.

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Il mito racconta che sette giovani e sette giovinette venivano inviati a Cnosso per essere dati in pasto al Minotauro, il gigantesco mostro,  che il re di Creta aveva fatto rinchiudere nel labirinto,,frutto di una insana passione della moglie Pasifae per un bellissimo toro. 

Il labirinto è un palazzo grandissimo fatto costruire dal grande architetto Dedalo per tenervi nascosto il mostro. Teseo, intrepido e forte guerriero, si impegnò con il padre Egeo, re di Atene, a mettere fine a questa orrenda vessazione uccidendo il mostro.

Giunto nell’isola, Teseo potè contare sull’aiuto di Arianna, figlia di Minosse e di Pasifae che, per volere di Venere, fu presa da una travolgente passione per l’eroe. Arianna tradì il mostruoso fratellastro e,  nel momento in cui Teseo entrava nel labirintico palazzo, , gli consegnò  un gomitolo di filo,  che, fissato all’entrata e dipanato man mano, gli avrebbe segnato il percorso di ritorno.

Conclusa felicemente l’azione, Teseo si imbarcò per ritornare in patria, portando con sé Arianna.

Giunto nell’isola di Nasso, però, l’eroe abbandonò la sua amante. Mentre la nave di Teseo si perdeva l’orizzonte, la donna, disperata, venne scorta sul litorale da Dioniso. 

Il Dio, commosso dalla sua storia, dapprima la accolse nel suo seguito, poi la volle come sua compagna. Nel Carmen 64 Catullo , all’interno della narrazione delle mitiche nozze di Peleo e Teti, descrive la storia di Arianna abbandonata da Teseo.

Ecco perché si dice” piantare in Nasso” quando si vuole indicare un abbandono improvviso. Il  poeta dà voce alla donna e nei suoi versi  fonde il racconto mitico con la sua personale esperienza amorosa.

Catullo si proietta sul piano emozionale di Arianna, rivivendo il dramma della passione e la sofferenza del tradimento subito da parte dell’amata Lesbia.

Così mi rapisti, perfido, dal focolare paterno/  e mi lasciasti, Teseo, sopra una spiaggia deserta? /così, immemore, parti disprezzando gli dei  immemore del mio amore.

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